Alzarsi la mattina, quando qua fuori neppure il sole non ha ancora deciso se rimanere incastrato tra le sue lenzuola di nubi, oppure scrollarsi di dosso il mantello della notte e far brillare tutti i prati della terra; nel frattempo una spruzzata di rosa salmone nel cielo non guasta, così, come per lasciare la sua firma inconfondibile… secondo me il sole è donna! (oppure è un stilista)
Poi riorganizzare il cervello, ancora impregnato dell’ultimo ricordo del sogno, con l’agenda giornaliera, duro scontro di realtà: lavatrice da far partire, colazione da preparare, un’occhiata in freezer per organizzare le portate della giornata, (mi sa che devo anche fare un giro al super), cinque minuti davanti allo specchio, con l’aiuto di colori e sfumature, cercando di far riemergere il volto che c’è sulla carta d’identità accanto al mio nome e i miei dati anagrafici, devo proprio essere io! igienizzare, sanificare, guidare, lavorare, sorridere, i colloqui con i prof, spesa, cucinare: ok oggi salta fuori un’oretta di running. Decidere l’outfit: oggi pantalone a zampa e tacco, me la sento così, un po’ anni 80, magliettina aderente, mi piace sembro anche più giovane, ma ora abbigliamento comodo e poi via! Dove? Io sono per le groane. Da sola nel verde tra l’umidità della mattina che d’estate diventa piacevolmente frescura e in inverno diventa galaverna, brina, ghiaccio, disegnando pizzi e merletti in ogni angolo fra rami e sterpaglie, ‘ma da sola nei boschi no, non si può’, allora faccio un percorso su strada, ma poco frequentato perché le macchine mi entrano nei polmoni e mi tolgono l’aria, ‘ma vai a cacciati in quelle vie dove non passa mai nessuno ti fidi? Se ti succede qualcosa ora che ti vede qualcuno’, allora che faccio? Il centro, accanto alla coda ferma al semaforo, rigorosamente sul marciapiede, un metro scarso di spazio, conteso fra me e la sciüra con la borsa del mercato, e il nonnino col treppiede… e un passeggino… e le cacche dei cani seminate qua e là.
Ma dovrei poter andare dove voglio, sentirmi libera di correre dove sento che è il posto giusto per farlo, non dentro a recinti e inchiodata i orari in cui “è più sicuro”.
La specie umana è l’unica ad aver paura di sé stessa, gli altri animali hanno paura dei predatori di altre specie, noi abbiamo costruito questa squallida realtà in cui uomo mangia uomo, uomo schiaccia uomo… donna. Troppi episodi in cui una passeggiata si trasforma in violenza, in un indelebile paura; dobbiamo riappropriarci del nostri spazi, dei nostri luoghi, dove trovare la serenità. Dobbiamo poter decidere cosa indossare senza dover filtrare tutto con gli occhi di chi ci guarda, per piegare le scelte all’effetto che può fare… dovremmo non sentire più la frase “però se l’è cercata”. Mai più